In collaborazione con Dimann

L’effetto placebo amplifica gli effetti degli antibiotici

L'effetto placebo amplifica gli effetti degli antibiotici
Ne si fa un uso molto massivo da quando sono stati introdotti nella medicina di massa. Stiamo parlando degli antibiotici, il cui effetto è pressoché garantito
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Ne si fa un uso molto massivo da quando sono stati introdotti nella medicina di massa. Stiamo parlando degli antibiotici, il cui effetto è pressoché garantito. Parliamo, del resto, di medicinali molto inflazionati, consigliati dai medici e prescritti per le patologie più disparate. Dalla loro invenzione, gli antibiotici si sono rivelati dei veri e propri salvavita, assistendo le persone nel decorso di malattie che, fino a prima della loro introduzione, erano spesso risultate fatali. Oggi, non diamo molto peso alla vera utilità di questi presidi, essendo insiti nel tessuto sociale di massa. Ciò nonostante, il loro funzionamento, dal punto di vista scientifico, è stato oggetto di alcune ricerche.

Nella fattispecie, il funzionamento degli antibiotici sarebbe, di fatto, amplificato dalla convinzione che abbiamo della loro efficacia, alla stregua dei cosiddetti farmaci placebo. Il dibattito mosso da questa ricerca continua ad essere acceso ed apertissimo. Bisogna sapere, per altro, che talvolta i medici non propongono questa tipologia di medicinali, poiché magari troppo potenti per la patologia che dovrebbero trattare, facendo ricadere la loro scelta finale su metodi più naturali. A tal proposito, vi segnaliamo che Dimann, sito specializzato in rimedi naturali, nell’articolo sui sintomi della cistite, afferma che il D-Mannosio, non provoca resistenza e causa effetti collaterali modesti, venendo proprio adottato al posto dell’antibiotico per curare disturbi come il sopracitato.
La ricerca in questione è stata pubblicata su JAMA Surgey, rivelando i dettagli sul potere che la nostra mente ha di attribuire importanza a farmaci come gli antibiotici. Ovviamente, nelle prossime righe scenderemo nei particolari dell’indagine effettuata dai ricercatori, ma in linea generale, l’intero studio è stato posto sulla base delle varie speculazioni e delle teorie delle persone per le quali alcuni medicinali sarebbero meglio di altri pur avendo i medesimi principi.

Il funzionamento degli antibiotici attribuito alla convinzione delle persone, i dettagli dell’indagine
È chiaro come il sole che il potere della mente sia qualcosa di ben lontano dalla stessa comprensione umana. Nessuno di noi ha mai capito a fondo il potenziale che il pensiero può avere sulle azioni pratiche e, di fatto, anche sull’influenza stessa dei medicinali nel trattare una terapia. Insomma, tra i vari misteri a cui è quasi impossibile, oggi, trovare risposta, ci sono, sicuramente, i meccanismi posti alla base delle emozioni e alla risposta delle cure.
Pare, infatti, che la componente emotiva eserciti un ruolo chiave proprio in ogni aspetto del quotidiano, anche in quelli che meno ci si aspetta. La nostra volontà e la convinzione che la mente è in grado di infondere in determinate circostanze, infatti, permettono di guarire meglio, in maniera più celere e con efficienza. Una possibilità, per anni, considerata una mera ipotesi e che, oggi, trova conferma grazie allo studio in questione che rappresenta un importante primo passo in questa direzione.
Il pool di ricercatori dell’Università di Washington ha, infatti, tentato di trovare delle prove concrete di quanto appena enunciato attraverso l’esperimento intitolato: “In che modo le convinzioni dei pazienti sul successo del trattamento sono associate ai risultati quando si utilizzano antibiotici per il trattamento dell’appendicite?”.

Gli esami effettuati dagli esperti
Gli studiosi, dunque, si sono concentrati su un target di pazienti con appendicite, dividendo il campione in gruppi composti da soggetti che non credevano nella terapia antibiotica, altri che credevano potesse funzionare e, altri ancora, che ne erano fortemente convinti. Concentrandosi su una sola malattia, dunque, gli scienziati hanno somministrato gli antibiotici, traendo risultati incredibili. 15 adulti su 111 fiduciosi della cura sono stati, successivamente, operati, mentre 24 su 92 tra gli scettici hanno affrontato l’intervento. Lo studio merita, sicuramente, più approfondimenti, pur trattandosi di un’ottima base di partenza.

 

sabato 19 Novembre 2022

(modifica il 21 Novembre 2022, 16:59)

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