La Celebrazione

19 Marzo Festa di San Giuseppe e di tutti i papà: tra storia, tradizioni e attualità

Falò di San Giuseppe
I falò di San Giuseppe tra tradizioni e attualità, costituiscono ancora oggi momenti di spensieratezza in cui bambini, adulti ed anziani si ritrovano attorno ad un fuoco che illumina una delle ultime notti invernali e continua ad affascinare ad ogni età, respirando una convivialità d'altri tempi
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Il 19 Marzo si celebra la giornata dedicata a tutti i papà e per la comunità cristiana, San Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù, figura riconosciuta come simbolo di paternità e laboriosità.

La scelta della data non è affatto casuale. Oltre al culto religioso per il Santo, la cui devozione crebbe principalmente dal Medioevo in poi, affonda le proprie radici nel paganesimo e nell’astronomia: il 19 Marzo, infatti, vigilia dell’equinozio di primavera, nell’anticaRoma, si svolgevano “i baccanali”, riti propiziatori della fertilità e della purificazione agraria, con i quali la gente festeggiava la fine dell’inverno e l’inizio della bella stagione. Si usava dar fuoco ai residui dei vecchi raccolti con dei grandi falò.

La festa Cattolica viene celebrata per la prima volta in Occidente nell’XI secolo, con la data fissata proprio al 19 Marzo e nel 1870, Papa Pio IX, dichiarò San Giuseppe Santo patrono della Chiesa universale, mentre Papa Francesco ha cominciato il suo Ministero Petrino proprio nel giorno dedicato al Santo.

I simboli che rappresentano la festa di San Giuseppe sono: il pane che simboleggia la prosperità, il vino segno di benedizione di Dio, gli ortaggi omaggio della terra, l’acqua simbolo della Grazia, il bastone rappresenta l’obbedienza e il giglio bianco, simbolo di purezza. La tradizione narra che la Vergine Maria abbia scelto Giuseppe come sposo, notandolo tra la folla proprio per un giglio bianco che l’uomo aveva in mano.

Inoltre, si racconta, che San Giuseppe, durante la fuga con Maria e Gesù, lavorò come garzone per alcuni venditori di pane pur di sostenere e sfamare la famiglia, perciò anticamente i devoti al Santo per ringraziarlo della prosperità, offrivano del pane su altari adornati da agrumi, piante di alloro e mirto, preparando anche un’infinità di frittelle.

San Giuseppe, patrono dei falegnami, degli artigiani e anche dei poveri, in suo onore si invitavano i più bisognosi a sedere nelle tavole dei benestanti, i quali organizzavano grandi tavolate imbandite di sfinci, focacce tipiche, ciambelline, bignè, frittelle di riso e le più famose zeppole, regine indiscusse della festa, attribuite alla città di Napoli, poiché il gastronomo Ippolito Cavalcanti, nel 1837, fu il primo a scrivere la ricetta ufficiale.

Altra tradizione narra che la vigilia della festa, si posizionava su tutte le tavole una ciotola d’acqua e una saliera, per poi ritrovare la mattina seguente l’impronta delle dita di San Giuseppe che durante la notte passava a benedirla. 

L’ultima tappa di questa festa, è l’accensione notturna dei falò. Tradizione che ancora oggi si rispetta in molti paesi del Sud Italia, in cui ogni famiglia o gruppo collettivo, per rendere onore al Santo, s’impegna a realizzare il falò più grande e spettacolare posizionando in modo inclinato: ciocchi di legno, sterpaglia e fasci di legna secca. Anticamente in cima al falò, si posizionava anche una croce o una foto del Santo a cui si aggiungeva un piccolo ramoscello d’ulivo come simbolo di buon auspicio. 

Il falò rappresenta il fuoco acceso da San Giuseppe nella grotta di Betlemme per riscaldare Gesù e Maria, insomma, richiama il focolare domestico, simbolo di calore affettivo, porto sicuro e protezione. 

Al giorno d’oggi le tradizioni più spontanee si stanno indebolendo, ma i falò di San Giuseppe tra tradizioni e attualità costituiscono ancora momenti di spensieratezza e unione in cui bambini, adulti ed anziani si ritrovano attorno ad un fuoco che illumina una delle ultime notti invernali e continua ad affascinare ad ogni età, respirando una convivialità d’altri tempi.

domenica 19 Marzo 2023

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Annalisa
Annalisa
1 anno fa

Non tutti ricordano che la tradizione delle zeppole risale al mestiere che San Giuseppe avrebbe fatto durante la fuga in Egitto ovvero il venditore di frittelle, per l’appunto “zipulas”.