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Grano, sopralluogo nei campi a 30 giorni dalla raccolta per dare seguito ad accordo con pastai

La Redazione
Il soparlluogo.
Sopralluogo nei campi di grano delle province di Bari e Foggia di Coldiretti Puglia, con i tecnici del Consorzio agrario del Centro – Sud e di Francesco Divella dell'omonimo pastificio.
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Sopralluogon nei campi di grano delle province di Bari e Foggia di Coldiretti nPuglia, con i tecnici del Consorzio agrario del Centro – Sud e di nFrancesco Divella dell’omonimo pastificion per accertarsi del buon andamento della campagna cerealicola e della nqualità del grano duro che gli industriali di Rutigliano utilizzeranno nper fare la pasta 100% ‘made in Italy’ e dare seguito all’accordo di nfiliera.n

“Dan qui la necessità di accelerare l’iter di entrata in vigore della legge nsull’etichettatura obbligatoria del grano usato per fare la pasta – nspiega ilnPresidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantelen – che risponde alle richieste di 8 italiani su 10 che la ritengono nnecessaria per smascherare l’inganno del prodotto straniero spacciato nper italiano in una situazione in cui un pacco di penne e spaghettin su tre contiene prodotto straniero senza che si sappia. Il “grano ngiramondo” ha contribuito a far crollare del 48% i prezzi del grano npugliese che continua così ad essere colpito da una speculazione da 145 nmilioni di euro che sono le perdite subite dagli agricoltorin del ‘granaio d’Italia’ per il crollo dei prezzi rispetto allo scorso nanno, senza alcun beneficio per i consumatori”. n

Faren pasta con grano 100% italiano evidentemente si può, come ampiamente ntestimoniato dalla concreta volontà espressa dal gruppo Divella e dalla nproliferazione di marchi che fannon pasta con grano 100% italiano. Parliamo di un percorso iniziato nei nprimi anni della crisi sotto la spinta dell’iniziativa del progetto di nFiliera degli Agricoltori Italiani (FdAI) che si è esteso ad alcune ncatene della grande distribuzione, ai marchi piùn prestigiosi quali Ghigi, Valle del grano Jolly Sgambaro, Granoro, nArmando, fino all’annuncio del marchio napoletano “Voiello” del Gruppo nBarilla che ora vende solo pasta fatta da grano italiano al 100% di nvarietà ‘aureo’.

“Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori – incalza ilnDirettore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsettin – dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made nin Italy, e accordi come quello con la Divella vanno replicati, in modo nda garantire ai produttori il giusto reddito e ai consumatorin prodotti di cui sia certa l’origine del grano. Oltre all’etichettatura nobbligatoria della pasta, del pane e dei prodotti da forno in genere, nchiediamo il blocco delle importazioni a dazio 0 e il 100% dei controllin sul grano importato, la moratoria bancarian ed interventi finanziari per le imprese cerealicole, l’attivazione nimmediata della CUN nazionale cerealicola con base logistica a Foggia, nil granaio d’Italia, e sostegni pubblici solo alle imprese che lavorano ngrano italiano. Nel 2016 abbiamo assistito adn un crack senza precedenti con i compensi degli agricoltori che sono ntornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa nacquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come npasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligon di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato. Sono nquadruplicate le importazioni (+315%) dall’Ucraina che è diventato nel n2016 il terzo fornitore di grano tenero per la produzione di pane, nmentre per il grano duro da pasta il primato spettan al Canada che ha aumentato del 4% le spedizioni. Una realtà che rischian di essere favorita dall’approvazione da parte dell’Europarlamento del nCeta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che nrappresenta il primo esportatore di grano duron in Italia. Un accordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nnazionale contro il quale – precisa la Coldiretti – rischia di nscatenarsi una nuova guerra del grano”.

Unan situazione drammatica determinata dal crollo dei prezzi pagati agli nagricoltori che nella campagna 2016 sono praticamente dimezzati per neffetto delle speculazioni e della concorrenzan sleale del grano importato dall’estero e poi utilizzato per fare pasta nvenduta come italiana.

Unan realtà che – denuncia la Coldiretti – rischia di essere favorita ndall’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive nEconomic and Trade Agreement) con il Canadan che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. Un naccordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il nquale – precisa la Coldiretti – rischia di scatenarsi una nuova guerra ndel grano.

venerdì 19 Maggio 2017

(modifica il 27 Giugno 2022, 18:15)

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